Omelia Domenica delle Palme - B
Con la Domenica delle Palme inizia la settimana santa in cui riviviamo il mistero della morte e risurrezione del Signore che è la nostra Pasqua, la nostra salvezza. E così la liturgia ci propone l’ingresso, quasi trionfale, di Gesù a Gerusalemme che lo condurrà alla morte in croce. Sostiamo, dunque, un momento su questa persona di Gesù, sul mistero che lo abita ancora oggi, segno di contraddizione tra chi crede in lui e chi non crede nella sua missione di Salvatore del mondo. Ieri come oggi.
Non aveva armi, denaro né potere. Non aveva autorità religiosa. Non era sacerdote né scriba. Non era nessuno, eppure portava nel suo cuore il fuoco dell’amore per i crocifissi della vita. Sapeva che questi erano, agli occhi di Dio, le creature più amate. E tutto questo ha segnato per sempre la vita di Gesù. Si avvicinò agli ultimi, gli indifesi, gli abbandonati e si fece uno di loro. Anche Gesù sarebbe vissuto senza famiglia, senza tetto e senza un lavoro fisso. Curò i malati che incontrò, toccò quelli che nessuno osava toccare, restituendo a tutti la dignità di esseri umani. Il suo messaggio era sempre lo stesso: « Questi esclusi dalla vostra società sono i prediletti di Dio».
Tutto questo fu sufficiente perché diventasse un uomo pericoloso. Dunque, doveva essere eliminato. La sua esecuzione non fu un errore o una sfortunata coincidenza di circostanze. Fu tutto ben calcolato. Un uomo così è sempre pericoloso in una società che vuole sempre dei così detti “vincenti” sotto tutti i punti di vista. Ed è qui lo scandalo del cristianesimo, lo zoccolo duro contro cui urtiamo tutti perché non ci rassegniamo a vedere un Dio sconfitto tra gli sconfitti, un Dio perdente, un Dio sconcertante e paradossale. Ciò spiega perché oggi, in una società consumistica, il cristianesimo è avversato e combattuto.
Non poche volte, peraltro, la croce di Gesù è stata considerata come un negoziato tra Gesù e il Padre per ottenere la salvezza dell’umanità. Di fatto, non sono pochi i cristiani che ancora pensano che Dio abbia voluto la rovina di suo Figlio quale condizione indispensabile per la salvezza degli uomini. Nulla di più falso e fuorviante. La crocifissione di Gesù non è stata voluta da Dio perché insoddisfatto nel suo onore, ma è un crimine ingiusto che gli uomini commettono rifiutando suo Figlio. Se Gesù muore sulla croce, non è perché ciò venga richiesto da un Dio alla ricerca della sua vittima, ma perché Dio resta saldo e fermo nel suo amore infinito verso gli uomini, persino quando costoro gli uccidono il Figlio amato!
Ecco, cari fratelli e sorelle, il mistero della morte di Gesù che la liturgia di oggi ci invita a considerare per conoscere il vero volto di Dio. Non è Dio a cercare la morte e la distruzione di qualcuno, e ancora meno quelle di Gesù. Sono gli esseri umani a distruggere e ad uccidere, perfino suo Figlio. Terribile verità per noi esseri umani che mai vogliamo vedere dentro noi stessi e per questo rifiutiamo la croce di Cristo. Soltanto Dio avrebbe potuto evitare questa morte, come anche quella di tanti esseri innocenti come Gesù, ma non lo ha fatto poiché il suo amore insondabile per l’essere umano non ha fine: Dio non vuole in nessun modo annullare la nostra libertà perché, se lo facesse, ci dimostrerebbe che questo suo grande amore è un orpello sentimentale e non già un sentire forte come la morte. Amen.                

 

Powered by Hiho Srl
Questo sito utilizza i cookies, tecnici e di terze parti per ottimizzare l'esperienza di navigazione degli utenti connessi.

ACCETTO - DETTAGLI